
Martina Stella
Martina Stella è un’artista multimediale. Si è laureata in fotografia e arte contemporanea, per poi specializzarsi in architettura e scenografia presso l’École Nationale Supérieure d’Architecture – Paris Belleville. La sua ricerca teorica indaga il ruolo del video mapping come forma simbolica, mettendo in discussione la funzione della proiezione negli spazi espositivi e pubblici.
Per lei, ricerca e creazione sono strettamente legate alla competenza tecnica, sviluppata lavorando come tecnica audiovisiva presso lo spazio immersivo Atelier des Lumières.
La sua pratica artistica si concentra sulla scrittura come mezzo di espressione visiva, esplorando le relazioni tra testo, immagine e spazio, in particolare per come vengono trasformate dalle nuove tecnologie e dai dispositivi scenografici digitali.
È redattrice della Revue AS, collabora con il Video Mapping European Center e insegna nel master “Digital Creation” presso la Sorbonne Paris Nord University, Campus Fonderie de l’Image, e l’Université Gustave Eiffel di Parigi.
Tornare alla fonte
Tornare alla fonte è un’installazione luminosa site-specific concepita per la Fonte Maggiore di Macerata.
L’opera si sviluppa nel terzo bacino della Fonte, sotto il portico. Bagliori di luce sono visibili dalla strada, invitando i passanti ad attraversare il giardino e ad avvicinarsi.
Man mano che ci si accosta, le proiezioni rivelano frasi che risuonano nell’architettura della fontana — appaiono sulla superficie dell’acqua, sul fondo della vasca, sulle pareti circostanti e in riflessi tremolanti che talvolta si dissolvono in astrazioni.
Le parole e le espressioni proiettate ruotano attorno al concetto di “fonte”, ripetendosi come un’incantazione, in ritmo con il suono costante dell’acqua che scorre. Il titolo, tornare alla fonte, evoca sia l’atto fisico di avvicinarsi all’architettura, sia la ricerca metaforica delle origini — alludendo, in questo caso, all’impegno della città nella riqualificazione di queste antiche fonti, un tempo centrali per la vita urbana e oggi relegate ai margini.
L’installazione cerca di riattivare il luogo, entrando in dialogo con la sua storia e i suoi strati di significato attraverso la luce.

